Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 19 marzo 2011
Mentre le bombe americane e europee cadono sulla Libia, la
cosiddetta "sinistra" in Italia non è altro che
un agente dell'imperialismo occidentale, il quale cerca di mantenere
il pieno controllo geopolitico ed economico del Nord Africa e
del Medio Oriente e reprimere la lotta rivoluzionaria della classe
lavoratrice.
Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha annunciato uno
spiegamento iniziale di quattro bombardieri Tornado e quattro
F-16 in coordinamento con la coalizione delle Nazioni Unite guidata
da Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Inoltre, le basi militari
e le forze navali italiane sono tenute pronte come punti operativi
centrali nella guerra alla Libia e al regime del colonnello Muammar
Gheddafi.
In coincidenza con la commemorazione del 150° anniversario
dell'unità d'Italia, questa guerra di aggressione segna
anche esattamente il centesimo anniversario dell'inizio della
brutale colonizzazione italiana della Libia nel 1911. Questo crimine
dell'imperialismo italiano vide il primo impiego di bombe aeree
nella storia, contro il popolo libico.
Così forte è la rivalità per il controllo
delle aree ricche di petrolio della Libia e del Nord Africa che
la coalizione occidentale è già divisa. La competizione
per la leadership delle operazioni militari ha causato una frattura
diplomatica tra Italia e Francia. L'Italia ha accusato la Francia
di assumere la leadership invece di subordinarsi all'azione concertata
della NATO. Ha anche minacciato di ritirare l'autorizzazione ad
utilizzare le sue basi militari concessa ai suoi alleati, mentre
la Francia sta affermando la stretta osservanza della risoluzione
ONU 1973.
Sebbene la NATO abbia preso il comando, l'attrito tra Italia
e Francia espone il carattere fraudolento della cosiddetta "missione
umanitaria". Proteggere la sicurezza delle masse libiche
non è mai stato l'obiettivo di questa iniziativa militare.
Al contrario, nel bel mezzo di una grave crisi mondiale economica,
ciascun paese sta cercando di riposizionarsi in una riconfigurazione
post-Gheddafi ed è pronto ad usare le armi.
Senza il supporto della "sinistra" nel reprimere
l'opposizione popolare alla guerra, il governo del primo ministro
Silvio Berlusconi non avrebbe potuto partecipare a questa guerra
colonialista (vedi "La rinascita delle ambizioni imperialiste
italiane in Libia"). Questo non è un fenomeno esclusivamente
italiano. In Europa, la cosiddetta "sinistra" e i partiti
"anti-capitalisti" svolgono un ruolo vitale nella difesa
degli interessi di classe delle loro rispettive borghesie nazionali.
I governi europei di varie colorazioni politiche sostengono
che il Consiglio Nazionale di Transizione libico (CNT) si batte
per la democrazia e la libertà. Il 28 febbraio, il ministro
degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che l'Italia è
il primo paese ad avere contatti con il CNT. Frattini ha descritto
il suo collegamento principale, il leader del CNT ed ex-ministro
della Giustizia Mustafa Abdul Jalil, come un uomo "al servizio
del popolo libico, non del regime", ignorando il ruolo passato
di Jalil sotto Gheddafi.
Questa presentazione del CNT è cinica e falsa. Il CNT
è un complesso gruppo di ex funzionari del regime di Gheddafi,
partiti islamici come il partito Oumma e il Gruppo Combattente
Islamico e vari gruppi piccolo-borghesi di difesa legale o di
diritti umani. Tuttavia non ha nulla a che fare con la democrazia.
Il suo ruolo è quello di guidare i lavoratori e i giovani
che si oppongono a Gheddafi nella trappola di un confronto militare
guidato dagli imperialisti contro il regime.
Sul suo sito web, il CNT applaude l'aggressione imperialista
in Libia: si "accoglie con favore il Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite la risoluzione 1973 (2011), così come
l'esito della riunione tenutasi a Parigi il 19 marzo 2011, e si
congratula con tutti gli sforzi esercitati per accelerare l'attuazione
della risoluzione, soprattutto per quanto riguarda l'imposizione
della No-Fly Zone e gli attacchi aerei contro le forze di Gheddafi
".
Dando supporto al CNT e alla risoluzione delle Nazioni Unite
che legittima la guerra di aggressione contro la Libia, la "sinistra"
sta dimostrando il suo carattere reazionario e filo-imperialista.
Questo può essere inteso solo come il prodotto dell'adozione
di decenni di politiche pro-capitaliste e nazionaliste da parte
degli stalinisti e dei pablisti.
Il più grande partito di "sinistra" in Italia
è il Partito Democratico (PD), in gran parte composto da
burocrati ex-stalinisti. Il suo segretario, Pier Luigi Bersani,
rappresenta questa tradizione per antonomasia. Negli ultimi mesi,
ha dimostrato la sua disponibilità a creare alleanze con
qualsiasi partito politico, dai neo-fascisti di Gianfranco Fini
alla razzista e secessionista Lega Nord, fino a Berlusconi stesso.
Ha esposto il carattere sciovinista del suo partito nella sua
recente dichiarazione sul 150° anniversario: "Siamo un
partito di patrioti, di autonomisti e di riformatori. La parola
'patriota' è stata sempre legata a un'idea democratica,
a un'idea di cambiamento e mai a un'idea di conservazione".
Le dichiarazioni di Bersani non lasciano dubbi, la promozione
del patriottismo è legata al sostegno alla classe dominante
per la guerra. Bersani ha presentato il supporto degli imperialisti
per il CNT come operazione umanitaria: "In Libia evitiamo
che continuino le stragi dei civili e venga soffocato un movimento
democratico. Nei limiti della risoluzione dell'Onu siamo pronti
a sostenere il ruolo attivo dell'Italia. Il governo conosce la
nostra disponibilità."
L'argomento umanitario di Bersani è ipocrita e falso.
L'intervento italiano sta avvenendo attraverso l'utilizzo di Tornado
ed F-16, come parte di un'operazione imperialista finalizzata
a distruggere grandi porzioni dell'esercito libico ed installare
un docile regime filo-occidentale a Tripoli. Tale regime, guidato
da forze di destra totalmente dipendenti dalle potenze militari
occidentali, offrirebbe il petrolio della Libia alle multinazionali
petrolifere occidentali e consegnerebbe il territorio come base
per gli intrighi imperialisti contro lo sviluppo delle lotte rivoluzionarie
in Nord Africa.
La posizione di Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia
Libertà, non differisce sostanzialmente da quella del PD.
Egli appoggia la risoluzione militare dell'Onu, anche se avverte
di "vigilare con cautela che l'opzione militare non si trasformi
in qualcosa di imprevedibile."
Un editoriale sul sito web del suo partito è scritto
dalla giornalista Giuliana Sgrena, a suo tempo rimasta ferita
in una sparatoria in Iraq che provocò l'uccisione di un
agente italiano, Nicola Calipari, e che contribuì al ritiro
delle truppe italiane dall'Iraq.
Nonostante l'esperienza personale di Sgrena con i crimini di
una guerra imperialista, lei e la redazione di SEL dichiarano
il loro appoggio per la risoluzione delle Nazioni Unite: "
Ora c'è una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che
mette in campo una serie di misure, alcune delle quali, (quelle
economiche e negoziali, il cessate il fuoco e la ricerca di mediazione),
devono essere perseguite con convinzione."
La posizione di Rifondazione Comunista è intrisa di
ipocrisia. Rifondazione ha già dimostrato di essere un
agente della politica imperialista italiana sia all'estero che
in politica interna. Ha svolto un ruolo di rilievo nella coalizione
di governo 2006-2008 de l'Unione con il PD. Sotto il primo ministro
Romano Prodi, ha sostenuto la partecipazione italiana alle operazioni
militari nel sud del Libano e in Afghanistan, l'espansione della
base di Aviano, e gli attacchi alle pensioni e al welfare.
In un'intervista il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero
ha detto: "Chiediamo che il governo italiano si faccia sentire
seriamente contro il governo libico, mentre fino adesso gli ha
retto bordone. E poi chiediamo che l'Italia e l'Europa decida
[sic] immediatamente di intervenire e propongo un piano di cooperazione
economica coi paesi del Nord Africa".
Ferrero non spiega che "cooperazione economica" Berlusconi,
Ferrero stesso, o altri politici borghesi italiani imporrebbero
alla Libia, dopo essere intervenuti militarmente per distruggere
il suo governo e le forze armate. Tuttavia, per essere chiari,
si tratta di un programma imperialista italiano-visto che l'Italia
ottiene un quarto del suo petrolio dalla Libia-finalizzato a saccheggiare
la sua ex colonia dopo averla bombardata.
In altre circostanze, Ferrero ha ipocritamente dichiarato che
"la rivolta libica è un fatto interno alla Libia".
Il gruppo pablista Sinistra Critica, che si staccò da
Rifondazione nel dicembre 2007 dopo aver assecondato le politiche
di destra del governo Prodi, funziona come foglia di fico di pseudo-sinistra
per la politica imperialista nel Medio Oriente.
Nella loro dichiarazione, dopo una superficiale impugnazione
"anti-imperialista", richiedono "la fine della
repressione e degli attacchi delle forze armate di Tripoli! Gheddafi
se ne deve andare e il popolo deve decidere liberamente del proprio
futuro come in Egitto e in Tunisia".
Questa affermazione è di per sé una copertura
per la politica imperialista in Nord Africa. La giunta militare
egiziana (supportata dagli USA) che ha sostituito il presidente
Hosni Mubarak e il rimpasto borghese che ha sostituito il presidente
Zine El Abidine Ben Ali in Tunisia non permettono ai cittadini
di "decidere liberamente del loro futuro". Al contrario
stanno cercando di rendere illegali gli scioperi e le proteste,
e di re-imporre l'ordine capitalista sulle masse dei lavoratori
che si sono ribellati proprio contro le dittature sostenute dall'imperialismo
occidentale.
Questo è anche il carattere borghese del CNT libico,
che, una volta al potere, agirebbe sulla base della sua dipendenza
politica e militare verso i paesi occidentali. Tuttavia, Sinistra
Critica scrive come se la mera "fine" dell'esercito
di Gheddafi, (ovvero la realizzazione della finalità di
guerra dell'imperialismo occidentale) consentisse al popolo libico
di "decidere liberamente" sul suo futuro.
Così, come Sinistra Critica si allinea alle politiche
di guerra del PD e di Rifondazione, dà supporto alla propaganda
ufficiale, secondo cui l'aggressione militare contro la Libia
è dettata dal desiderio di portare democrazia e diritti
umani in quel paese.
Questo sottolinea quanto tutta la "sinistra" italiana
abbia completamente rotto con la classe lavoratrice e si sia interamente
trasferita nel campo della reazione imperialista.