Questo articolo è stato precedentemente pubblicato
in inglese il 7 ottobre 2014
Il parlamento sta dibattendo il Job Act del governo
Renzi. La riforma del mercato del lavoro ha lo scopo di deregolamentare
i rapporti di lavoro, decurtare i salari e rendere più
facile il licenziamento.
Renzi ha ripetutamente elogiato la legge definendola un mezzo
per creare nuovi posti di lavoro. A chi critica le sue proposte,
Renzi ribatte con largomentazione che essi stanno negando
ai disoccupati la possibilità di trovare lavoro e che sono
più interessati alla battaglia ideologica che ai veri problemi
della gente.
In realtà, lobiettivo del Job Act
è la creazione di un mercato del lavoro in cui le aziende
possono assumere e licenziare i lavoratori a loro piacimento e
sfruttarli con salari ridotti. I diritti e le conquiste vinte
dai lavoratori italiani in dure battaglie, e difesi con manifestazioni
di massa, sono da eliminare in un sol colpo. È chiaro che
Renzi prende a modello lAgenda 2010 della Germania, con
la quale il governo di Gerhard Schröder, un decennio fa,
ha istituito un enorme settore a basso salario.
Renzi è sotto forti pressioni dallUnione Europea
e dalle banche internazionali, che insistono che lItalia
butti al macero i resti delle conquiste sociali ottenute dai lavoratori
nel dopo guerra.
Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, un sindacalista veterano,
con un passato nel Partito Comunista, ha collaborato alla stesura
del Job Act. Il nucleo del progetto è leliminazione
della protezione offerta della cassa integrazione per i contratti
di lavoro esistenti, e lintroduzione di un contratto di
lavoro, applicabile universalmente, che prevede un periodo di
prova di tre anni.
Verrà eliminata la cassa integrazione, che garantiva
ai lavoratori il 50 per cento della retribuzione e la continuazione
del pagamento dei contributi previdenziali, per le imprese con
più di 15 dipendenti, in caso la produzione venisse interrotta
o ridotta. Sarà sostituita da un nuovo programma di assistenza
alla disoccupazione collegato con unagenzia statale per
i disoccupati. Copiando la legge tedesca Hartz IV, i lavoratori
disoccupati saranno costretti ad accettare qualunque lavoro mal
pagato.
Secondo il Fatto Quotidiano di lunedì scorso, Renzi,
a questo proposito, ha detto alla leadership del PD: Il
lavoro non è un diritto, ma un dovere.» Continuando
poi, ancora più esplicitamente: Un imprenditore deve
poter scegliere un lavoratore e, se decide che è necessario,
poterlo licenziare.
La nuova legge rende più facile anche leliminazione
di posti di lavoro del settore pubblico. Renzi intende continuare
nel 2015 il congelamento delle retribuzioni del settore pubblico
come pure tagliare massicciamente la spesa per la pubblica amministrazione.
La nuova legge sul lavoro prevede la proroga dei contratti
di lavoro temporaneo fino a 36 mesi, il che aumenterà significativamente
le situazioni di lavoro precario; vale a dire: nei primi tre anni,
ogni lavoratore può essere licenziato, senza giusta causa.
Inoltre, Renzi intende eliminare completamente il fastidioso
articolo 18, che protegge i dipendenti a tempo indeterminato dal
licenziamento arbitrario. Ha descritto il paragrafo come una questione
puramente ideologica appartenente al passato. Prima di lui,
Silvio Berlusconi e Mario Monti avevano tentato di farla finita
con il detto articolo, ma avevano ottenuto solo un successo parziale,
a causa della forte opposizione da parte dei lavoratori.
Larticolo 18 dello statuto del lavoro emerse dalla dure
lotte della classe lavoratrice negli anni 70. Oltre alla
protezione da licenziamenti arbitrari, lo statuto garantiva anche
la libertà di assemblea, il diritto di eleggere liberamente
i rappresentanti sindacali e la protezione contro i rischi per
la salute sul luogo di lavoro. Di tutto questo oggi non rimane
praticamente niente.
Due anni fa il governo tecnocratico di Mario Monti ha severamente
limitato larticolo 18. Da allora, i lavoratori delle imprese
più grandi non possono più appellarsi a un tribunale,
in caso di licenziamento, per essere reintegrati al loro posto
di lavoro; al massimo, possono ottenere un accordo di licenziamento.
I licenziamenti per ragioni economiche vengono considerati legali.
Fu Monti che dichiarò che i giovani dovevano abituarsi
allidea che un lavoro permanente è noioso.
Renzi è sotto notevole pressione da parte dei mercati
finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale ha ammonito che
le riforme del mercato del lavoro dovranno procedere rapidamente
dalla fase di progetto, alla realizzazione. I direttori
del FMI, durante lannuale ispezione delleconomia italiana
nel mese di settembre, hanno rilasciato la previsione di unulteriore
contrazione delleconomia per questanno e hanno modificato
al ribasso le loro prognosi precedenti.
LOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
(OCSE) e lagenzia di rating Standard & Poors hanno dichiarato
che lItalia non uscirà dalla recessione entro la
fine del 2014. Secondo le loro proiezioni, il PIL in Italia si
ridurrà dello 0,4 per cento per lanno nel suo complesso,
dopo essere già sceso dell1,8 per cento nel 2013.
I ministri finanziari della zona Euro si sono opposti ad alleviare
i criteri dellUE a proposito del bilancio italiano, fintantoché
la riforma del mercato del lavoro non sarà conclusa. Lo
riporta il Financial Times, citando Francesco Giavazzi, professore
allUniversità Bocconi di Milano. Giavazzi ha detto,
Finché non abbiamo nulla di concreto da presentare
circa la riforma del mercato del lavoro, la discussione sulla
flessibilità non ha alcuna possibilità.
Renzi ha dimostrato la sua determinazione ad imporre la riforma
del mercato del lavoro ad ogni costo, anche se dovesse governare
per decreto legge, a causa della mancanza di una maggioranza parlamentare,
dichiarando: Tutto deve cambiare in Italia, e cambieremo.
Nei giorni scorsi, molti politici del PD di Renzi si sono espressi
contro leliminazione dellarticolo 18. Tra questi lex
primo ministro Massimo DAlema, e il predecessore di Renzi,
come leader del PD, Pierluigi Bersani. Anche Susanna Camusso,
a capo della CGIL, e Nichi Vendola da SEL, partito successore
di Rifondazione, hanno espresso opposizione.
Vendola ha dichiarato al TG2 che si oppone esplicitamente alla
riforma. In una lettera indirizzata al Caro Matteo Renzi,
ha scritto, La tua riforma realizza il sogno della destra.
La Camusso ha annunciato una manifestazione sindacale nazionale
il 25 ottobre, affermando che Renzi impone il programma neoliberista
di Margaret Thatcher. Bersani ha detto al programma televisivo
LA7, Larticolo 18 non è un simbolo, ma ha un
valore simbolico e non può essere eliminato.
Queste proteste sono finalizzate unicamente a catturare lenorme
opposizione della classe lavoratrice e a prevenire lemergere
di un movimento indipendente contro il governo. I sindacati e
il PD possono permettersi di fare le loro simboliche proteste,
perché Berlusconi, da qualche tempo, sta collaborando a
stretto contatto con Renzi e sostiene il Job Act.
Tutti i politici e i funzionari sindacali, che adesso stanno
urlando di rabbia, hanno aiutato ad organizzare gli attacchi contro
la classe lavoratrice italiana negli ultimi anni e condividono
la responsabilità per le sempre peggioranti condizioni
dei lavoratori.
Dalla crisi finanziaria globale del 2008 oltre un milione di
italiani hanno perso il lavoro, oltre 400.000 lo hanno perso solo
nellultimo anno. Il tasso di disoccupazione è più
che raddoppiato. La disoccupazione giovanile, al 44 per cento,
è alta quasi quanto in Grecia.
Secondo uno studio dei dati del censimento uno su tre italiani
teme di cadere nella povertà. Milioni di pensionati sono
stati gettati nella povertà con laumento delletà
pensionabile.
Il numero delle persone in condizioni di povertà assoluta
è aumentato di 1,2 milioni in un anno, e più della
metà dei 6 milioni di persone in povertà assoluta
in Italia vivono nel sud. Laumento della povertà
dei bambini e dei giovani è particolarmente allarmante:
in due anni è raddoppiata, passando da 723.000 a 1.434.000
persone colpite.